Locci Bruno (1937-2010)

Bruno Locci (1937-2010)

Artista, fotografo, pittore infaticabile. Ideatore della mitica boutique Equipe 84 a Savona e poi a Genova, specchio del gusto degli anni Ottanta, Bruno Locci era divenuto animatore, editore e referente di una sottocultura giovanile, ossessionata dalla griffe nell’abbigliamento, segnata dall’adesione a uno stile di vita spensierato e consumista, in netta rottura con quello politicizzato degli anni Settanta. Da quell’osservatorio giovane e modaiolo, guardava la società nel suo farsi spettacolo, sentiva la precarietà delle grandi ideologie, la crisi delle coscienze e dei valori, l’accelerazione dei ritmi di vita, le seduzioni irresistibili dell’immagine, le tentazioni del consumismo e, tra ironia e nostalgia, apriva spazi, nella sua opera, al sogno, all’emozione e alla poesia. Per tutta la sua vita Bruno Locci non ha mai smesso di lavorare a una sorta di non-luogo: il punto in cui la massima velocità coincide con l’immobilità assoluta. Quanto più la sua identità sottoscrive una poetica dello spostamento, tanto più la sua opera restituisce il fermo immagine. Si ferma quello che scorre. Immediato è il rimando al cinema, dove lo scorrimento del fotogramma scandisce il tempo, mentre lo stop dell’immagine occupa uno spazio. Il senso della sua opera è da ricercarsi esclusivamente nell’istante in cui il clic fotografico si appropria di un momento storico, senza diventare documento, e il suo gesto pittorico ferma una realtà, senza raccontarne la storia. 
Nella produzione pittorica anni Novanta ricorre un soggetto: l’albero, possibile ritratto di una presenza, forse la sua o quella del suo sguardo, preso nella velocità del fondo che scorre. Le sue tele a olio, numerate e firmate come in una sorta di inventario di anime, sottoscrivono il titolo Fermo immagine/Freeze frame. 
Un soggetto insistente è colto o immaginato da un veicolo-velivolo in velocità, pronto a entrare nell’archivio della memoria dell’artista stesso e dell’osservatore. Il paesaggio tende a rinviare alla condizione del deserto, dove implodono soggetti e oggetti, ma anche la profusione di elementi di consumo, il ronzio della corsa metropolitana. L’arcobaleno cromatico della sua tavolozza può saturarsi o decantarsi anche in una declinazione retinica dei grigi. 
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